Come fare moda sostenibile?

Se siete qui è perchè avete come me un interesse, una curiosità o un’ossessione (ehm…) per la moda sostenibile e l’economia circolare!

Schema illustrativo di economia “tradizionale” o lineare ed economia “circolare”

Cosa significa e perchè fare moda sostenibile l’abbiamo già visto nei post precedenti se avete dubbi o curiosità andate a spulciare qui, ma quali pratiche sono da considerare sostenibili?

In un’ottica di economia circolare, dove gli abiti sono fatti per essere usati ancora e ancora e fino alla loro “morte naturale” ed oltre, le pratiche sostenibili sono diverse e passano dal ridurre il consumo di risorse (come acqua o energia o materie prime), per la produzione di nuovi manufatti, all’evitare totalmente la produzione di nuovi capi d’abbigliamento, usando e vedremo come, capi già esistenti, del resto per citare Orsola de Castro, cofounder di Fashion Revolution:

“Il capo più sostenibile è quello che hai già nell’armadio”

Queste pratiche possono essere il Recycling o riciclaggio, che prevede l’utilizzo di materiale ottenuto da fonti riciclate o rigenerate per ricavare un capo d’abbigliamento, per esempio quelli realizzati con pet riciclato (la plastica delle bottiglie d’acqua per intenderci) o con tessuti rigenerati; un’azienda che usa questo tipo di tessuti, in particolare la lana, è per esempio Rifò che utilizza materiali certificati Global Recycle Standard e che se non conoscete beh, dovete recuperare immediatamente andando sul loro sito perchè sono un’eccellenza italiana e portano avanti un bellissimo progetto, in uno dei distretti industriali più famosi ed importanti d’Italia per la lavorazione della lana (e in cui da sempre si usano vecchi maglioni o scarti di lana per ricrearne di nuovi o per altre lavorazioni).

https://rifo-lab.com/

Restando in tema di orgoglio italiano e riciclaggio voglio segnalarvi anche l’azienda Carvico, anche questa ha una lunghissima lista di certificazioni e fra le altre cose produce un tessuto usato soprattutto nell’ambito sportivo, realizzato riciclando le reti da pesca dismesse e recuperate in mare con l’aiuto della ong Healthy Seas.

https://www.carvico.com/aziende-ecosostenibili/tessuti-riciclati/

Una critica che si muove però alla pratica del recycling, è che pur essendo meno inquinante della produzione “da zero” ha comunque un impatto ambientale rilevante, cosa che invece non ha (o molto molto meno) quella che è chiamata comunemente Upcycling.

Upcycle before Recycle!

Anche se non abbiamo in italiano una traduzione per la parola upcycling il concetto è quello di produrre o comprare abbigliamento o accessori derivanti da materiale di scarto, che possono essere abiti o spesso materiali che non hanno a che fare con il tessile vero e proprio. Il principio alla base è quello di dare un valore uguale o maggiore all’oggetto finito rispetto a quello che aveva l’oggetto di scarto da cui siamo partiti.

Riduci, Riutilizza, Ricicla, Ripara, Ridisegna, Rifletti, Rispetta

A quanto pare finalmente uno dei miei più grandi sogni si sta realizzando, l’upcyling sta andando di moda!

Da alcuni sondaggi sembra che, complici pandemia e quindi lock down prolungati, siano tantissime le persone che si sono avvicinate a questa modalità, magari spulciando nell’armadio, cercando tutorial e siti di cucito creativo, ago in mano e fantasia, si siano messe a dare una nuova vita ai vestiti che avevano già in casa!

In effetti anche il rammendo, magari fatto in una forma creativa e colorata, è un’ottima maniera di fare upcycling, ne trovi alcuni esempi qui, sulla mia pagina pinterest.

Come avete già visto anche io mi occupo di Restyling, che altro non è che dare una nuova vita a capi smessi o di seconda mano, che è ciò che più amo fare e che direi è la forma più sostenibile di fare moda.

Ridisegnare, dare un nuovo stile e reinventare un capo partendo da altri, o prendendo in prestito “pezzi” che non sono del tutto del mondo dell’abbigliamento, è una delle forme di upcycling e direi quella che più mi intriga ed ispira!

In genere si parte dallo studiare l’abito di partenza e considerare cosa ci si potrebbe fare cercando di sprecarne il meno possibile o di avere più o meno un’idea di cosa faremo con gli scarti.

Io per esempio ne faccio delle bellissime spille, che sono sempre diverse, dipendendo dai pezzetti di stoffa che mi rimangono dopo il lavoro.

A dire il vero, io tendo a non farmi un progetto vero e proprio e non so mai bene come sarà il capo finito, quando faccio un restyling e capita spesso, cambio idea un’infinità di volte in corso d’opera, per esempio il vestito che trovate in questo post avevo pensato di trasformarlo in una tutina smanicata, poi mia mamma mi ha dato l’idea di farne invece due pezzi, pantaloncino e camicia, che in effetti è anche una soluzione più versatile. Allora l’ho ascoltata, (la mamma ha sempre ragione!) e se tutto va bene, spero di potervi mostrare molto presto il risultato.

Altre volte invece ho trasformato abiti in borse, anzi è una delle cose che facevo più spesso anni fa, alcune amiche mi portavano i loro jeans o altri capi che non mettevano più e io facevo per loro delle borse, in genere double face, in modo che potessero portarle sia dal lato del jeans che da quello a fantasia! Mi è capitato anche l’anno scorso più o meno in questo periodo: guarda!

alcune delle borse double face fatte con pantaloni e altri indumenti

E come dimenticare e non citare quella volta che una cliente voleva assolutamente che mi inventassi qualcosa per utilizzare in qualche modo un completo tirolese che, come possiamo facilmente immaginare, non usava per com’era ma che voleva assolutamente conservare!

Allora ne abbiamo parlato un po’ e dopo aver scartato qualche altra opzione, abbiamo deciso e le ho creato una borsa modello bauletto! E’ stato uno dei miei primi lavori del genere ma mi ha regalato tanta soddisfazione!


La cliente con la borsa finita e alcuni passaggi del work in progress

Tornando alle pratiche che fanno la moda sostenibile, ce ne sono poi alcune basate anch’esse sul NON PRODURRE, come quella del Reuse ovvero Riusare.

Riusare è per esempio scambiarsi i vestiti fra amici o fra familiari, non so se anche per voi è stato così ma nella mia famiglia soprattutto quando eravamo piccoli, ci si scambiava pacchi e pacchi di abiti che passavano dal cugino più grande a quello più piccolo, spesso senza badare al genere, una tuta è una tuta! Andava avanti così per generazioni!

Addirittura adesso ho una nipotina e alcune cose le sono arrivate da quei famosi pacchi di vestiti che qualcuno ha conservato (mia nonna ovviamente!).

Le mani della donna che amo più al mondo: mia nonna

Devo dire che ciò era possibile anche grazie alla cura con cui venivano trattati i vestiti, sia quando erano indossati, sia quando venivano lavati o riposti (per esempio si usavano repellenti naturali contro gli insetti che attaccano la lana) ed ovviamente venivano riparati quando ne avevano bisogno!

Questa abitudine nei tempi moderni è stata portata avanti anche grazie agli swap market o swap party, come già vi accennavo qui, che non sono altro che appunto mercati di scambio, dove anzichè comprare nuovi abiti ed accessori, potete scambiarli con quelli di altre persone, perchè come spesso dico per scherzare “forse tu sei uscito dalla “fase dark” ma qualcuno ci è appena entrato!” guardando tutti i corsetti, le calze pipistrellate e gli anfibi al ginocchio che ho ancora nell’armadio!

Ho scoperto tra l’altro che anche fra i miei contatti lo scambio di vestiti fra amiche e amici o fra mamme per i loro bimbi è ancora molto in voga!

C’è poi il Resell ovvero la vendita di seconda mano, che si può facilmente effettuare portando i propri abiti, scarpe ed accessori in un negozio specializzato, che generalmente dopo aver valutato e selezionato i capi, paga una piccola somma o dà un buono da spendere sempre da loro.

Un altro trend in crescita, forse anche date le condizioni in cui ci troviamo in questi mesi, è la vendita a distanza utilizzando blog, online market e applicazioni di second selling.

Diverse persone che conosco usano l’app Vinted e mi dicono di trovarsi bene, è molto intuitiva, non ha costi nè commissioni e conta già 37 milioni di iscritti in Europa.

Io non la uso perchè riutilizzo tutti i vestiti che non metto per creare nuove cose, ma probabilmente in uno dei prossimi traslochi toccherà anche a me!

Photo by Burst on Pexels.com

Un fenomeno che forse in Italia non è molto diffuso ma in USA e in Asia lo è molto e da molto tempo è quello del Renting ovvero affittare un abito o un accessorio anzichè comprarlo, uno dei più famosi gruppi che se ne occupa è l’azienda Le Tote. Ma in realtà sempre a causa della pandemia che stiamo affrontando, molte persone scelgono di affittare gli abiti anche perchè arrivano a casa comodamente, e addirittura disinfettati, cosa che non sempre (mai?) accade con l’acquisto di abiti online.

Si calcola che l’80% del nostro armadio sia inutilizzato, quindi perchè non affittare e dare a qual vestito o borsa o scarpe la possibilità invece di essere usato per il motivo per cui è stato fatto, ovvero essere usato? Immaginate facilmente che il risparmio in termini d’inquinamento ed impatto ambientale sia enorme, sia per la produzione, sia per la manutenzione (gli abiti “in affitto” vengono lavati e sanificati con processi industriali che rispetto alla lavatrice domestica usano molta meno acqua in rapporto alla quantità di abiti lavati) che per il ciclo di vita degli abiti stessi! E se vogliamo anche economico, studi di settore hanno determinato che molte donne che scelgono il renting comprano molto meno abiti, e quando lo fanno generalmente scelgono proprio dal catalogo di quelli in affitto, con prezzi molto più bassi.

Alcuni siti che offrono questo servizio in Italia sono Dress You Can e Drex Code ma immagino che presto ne avremo molti tra cui poter scegliere.

Photo by Inga Seliverstova on Pexels.com

Devo dire che io però, da stilista so che posso e devo fare la mia parte anche nel momento della creazione e ciò mi porta a pensare a nuovi modi di concepire la mia moda.

Uno di questi è creare senza sprechi, ovvero Zero Waste, ve ne parlerò meglio nel prossimo articolo quindi rimanete con me!

Published by lunalaluz

Creazioni sartoriali, pensieri, mare e sabbia sotto i piedi

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