Sono mesi che non scrivo, purtroppo la realtà di Tenerife in questo momento non è delle più rosee perchè siamo ormai ad agosto e i turisti non tornano o non quanto prima, anche a causa dell’innalzamento dei contagi da COVID-19 nelle isole Canarie (siamo ad oltre 800 nuovi contagi), di conseguenza moltissime attività non hanno riaperto o stanno facendo i salti mortali per rimanere a galla.
Quindi le mie priorità sono state la ricerca di un lavoro che mi dia un minimo di stabilità, risparmiare il più possibile e soprattutto progettare il mio futuro prossimo che credo sarà lontano da qui.
In questi ultimi tempi si parla in tutta Europa di questo fantomatico Green Pass, in pratica una certificazione che attesta che tu abbia fatto il vaccino o che abbia avuto il covid e che hai ancora gli anticorpi; questa certificazione ti permetterebbe di viaggiare, andare in palestra, andare al cinema, a teatro e nei ristoranti al chiuso ecc ecc.
In linea teorica mi trovo d’accordo con questo provvedimento, per la sicurezza di tutti e per la propria è importante fermare questa pendemia ed evitare che continui a propagarsi con la forza e la distruzione alla quale ci ha abituati in un anno e mezzo.
Ma come sapete sono ecologista, e sarà il nome, o sarà che si parla tanto di vaccinarsi “per il bene di tutti” che il confronto con un’altra emergenza mondiale mi ronza in testa da parecchio, caso mai ci fosse bisogno di chiarirlo, dati i tempi, questa mia riflessione non vuole nè sminuire nè polemizzare su quello che sta succedendo riguardo la pandemia di COVID-19, ma solo ed esclusivamente aprire una parentesi su altri problemi che porteranno a conseguenze ben più terribili.
Sto parlando ovviamente dei pericoli derivati dal cambiamento climatico.
Purtroppo sempre più spesso, assistiamo a fenomeni meteorologici spaventosi, piogge talmente intense da causare allagamenti, o tifoni, o periodi di mancanza totale di precipitazioni in luoghi dove normalmente non si verificava nulla di tutto ciò.
Anche quest’estate poi siamo stati testimoni di quanto le temperature stiano arrivando letteralmente alle stelle, parlo per esempio del caldo record in Canada occidentale, dove le colonnine di mercurio hanno sfiorato i 50° C in posti dove la temperatura media per la stagione si aggira sui 21° C.
Purtroppo l’elenco delle “stranezze” metereologiche collegabili al cambio climatico è molto lungo, ma basti pensare che l’aumento delle emissioni di gas serra nell’aria e il conseguente aumento della temperatura porteranno inevitabilmente allo scioglimento dei ghiacciai, ad un innalzamento del livello del mare, alla desertificazione di molti luoghi del Pianeta e alla scomparsa di tantissime varietà di animali e piante.
Si calcola che l’aumento di un solo grado e mezzo delle temperature medie degli oceani abbia già causato la distruzione della metà delle barriere coralline presenti sulla Terra, con punte anche dell’80% di coralli morti nei Caraibi negli ultimi 30 anni. Si parla infatti di sbiancamento dei coralli quando se ne verifica ormai la morte, le alghe unicellulari responsabili della fotosintesi clorofilliana, e quindi del colore del corallo, morendo non possono essere rimpiazzate, lasciando cosi esposto lo scheletro bianco della struttura. Oltre all’aumento della temperatura, anche la concentrazione di CO2 (anidride carbonica) sempre maggiore nella nostra atmosfera collabora alla morte delle barriere coralline, ( essendo causa di acidificazione delle acque marine ), insieme alla pesca con metodi aggressivi ed illegali come le reti a strascico o le esplosioni e l’inquinamento.
Morendo i coralli anche il resto dell’ecosistema rischia di collassare, causando una massiccia perdita di biodiversità, fino ad avere conseguenze anche per l’uomo, visto che le barriere sono in grado di aiutarci nel combattere l’erosione delle coste e nel bloccare le mareggiate più forti, senza contare quante persone dipendano economicamente dalle barriere coralline di tutto il mondo.

Una conseguenza ovvia e già ampiamente nota agli studiosi non solo dei cambiamenti climatici, che avremo ancora di più nei prossimi decenni, saranno le migrazioni di milioni di persone da luoghi diventati ormai desertici o minacciati dall’innalzamento delle acque verso terre più sicure e fertili.
Pensate che si calcola che entro il 2100 se non invertiamo questa rotta, ben 640 milioni di persone saranno a rischio per l’aumento del livello del mare, mentre addirittura il 25% della popolazione mondiale dovrà vedersela con la desertificazione del proprio territorio.

Non dobbiamo dimenticarci che facciamo parte di un complesso equilibrio, dove qualsiasi cambiamento, anche quelli che ci sembrano molto lontani da noi o molto piccoli, si ripercuote su tutto il resto del sistema.
La cosa più drammatica è che la fine del mondo come lo conosciamo sta già avvenendo, sotto i nostri occhi, tutti i giorni, per mano nostra e una volta raggiunti certi livelli non sarà più possibile tornare indietro e quel punto di non ritorno è stato stabilito nel 2030, praticamente dopodomani.
Quindi considerando solo quanto ci costerà in termini di vite, senza pensare ai danni economici e sociali questa emergenza mondiale, non sarebbe il caso di pensare ad un GREENPASS ECOLOGISTA?
Per il bene tuo e degli altri, non sarebbe ora di assumere comportamenti più sostenibili, più verdi e più etici? E visto che individualmente e spontaneamente si sta facendo ancora troppo poco, non sarebbe il caso che i governi di ogni Paese iniziassero ad imporre non solo sanzioni ma a dare l’esempio ai propri cittadini mettendo in atto diversi e diversificati sistemi per bloccare questo conto alla rovescia? Ormai le promesse, le belle parole e i discorsi sentiti mille volte nei vari congressi sul clima non bastano più, servono misure serie ed efficaci.
Proprio due giorni fa abbiamo raggiunto l’“Earth Overshoot Day” ovvero la data tutt’altro che simbolica che indica l’esaurimento ufficiale delle risorse rinnovabili che il nostro Pianeta è in grado di offrire nell’arco di un anno, in altri termini, dal giorno dopo siamo tutti in debito per alimentazione, energia, ecc, si parla proprio di debito ecologico, ed ogni anno, ad eccezione del 2020 per via della pandemia, questa data che segna la fine delle risorse disponibili, arriva sempre prima, ad indicare che stiamo consumando molto più di quanto abbiamo a disposizione e, stando così le cose, il nostro pianeta non ci basta, ma dovremmo avere 1,7 Terra per arrivare addirittura a 2 nel 2030 se non invertiamo la rotta.

Non vi sembra un’emergenza questa?
Non vi sembra una pandemia mondiale di cui dovremmo preoccuparci?
Contro il covid non eravamo pronti, non potevamo aspettarcelo o almeno non sapevamo come sarebbe stata questa pandemia, mentre contro i cambiamenti climatici possiamo ancora fare qualcosa, anzi molto, prima ce ne renderemo conto e cominceremo ad agire meglio sarà per tutti noi e per il nostro bellissimo Pianeta Terra.
